lunedì 14 marzo 2011

The Black Swan.

Una ballerina newyorkese perfezionista fino all’autolesionismo e forse alla schizofrenia (Natalie Portman, prodigio di adesione fisica e psicologica). Uno spettacolo che è la sua grande occasione e la vede danzare in due ruoli, uno tutto purezza e bontà, l’altro torbido e passionale (Il lago dei cigni di Cajkovskij). Un coreografo francese senza scrupoli che usa tutti i trucchi della manipolazione professionale e sessuale (Vincent Cassel, perfetto come carogna europea). E un’ambigua collega-rivale (l’inedita Mila Kunis, molto seducente), che la povera Nina vede ovunque ed è un po’ il suo “doppio”, un po’ la sua immagine ideale, ovvero ciò che la danzatrice teme e oscuramente spera di diventare: in termini junghiani la sua ombra.

Applaudito e fischiato quasi in egual misura a Venezia, poi candidato a 5 Oscar (film, regia, attrice, fotografia, montaggio), Il cigno nero di Darren Aronofsky è un poderoso concentrato di temi e figure viste in mille altri film sullo spettacolo, da Scarpette rosse a Eva contro Eva, con robusti innesti horror stile Che fine ha fatto Baby Jane; il tutto trattato con programmatica crudezza, trascinante energia e faccia tosta neopop.

È il bello (e il limite) del permissivismo dominante. Dove una volta fiorivano allusioni e metafore, oggi ci sono scene quasi hard. Se una volta Nina avrebbe sognato di baciare o forse di sfiorare la torbida Lily, oggi ci finisce a letto producendosi in esplicite acrobazie erotiche, e poco importa se è solo un sogno.

Naturalmente una carica sessuale tanto esplicita non incoraggia esattamente la sottigliezza, così Il cigno nero imbocca la strada del crescendo obbligato, moltiplicando trucchi ed effetti che anziché dilatare oscurano e banalizzano i conflitti psicologici della protagonista, vittima di una madre ex-ballerina (una spaventevole Barbara Hershey) che la domina, la infantilizza, la fa dormire in una stanza rosa piena di pupazzi di pelouche.

Ma è un peccato veniale. Se già The Wrestler, altro grande film visionario sul corpo e i suoi limiti, non si fermava davanti a nulla, qui Aronofsky trasforma i rigidi codici estetici e la feroce disciplina fisica del balletto in una sarabanda allucinata che usa il kitsch come un ingrediente fra i tanti. Il meglio è nello stile nervoso e molto fisico della regia, nella bravura dell’intero cast, nel rapporto sado-maso fra la ballerina e il suo pigmalione che la incita a lasciarsi andare e sorprendere se stessa (non solo sul palco naturalmente...). Il peggio nelle allucinazioni violente che aggrediscono la danzatrice (c’è di mezzo anche l’ex-stella del balletto Winona Ryder, liquidata senza riguardi per raggiunti limiti d’età).

Ma un film così, è ovvio, non si giudica per il suo equilibrio. Si ama o si odia. Senza distinguo e senza vergogna.



Sicuramente un film particolare. Affascinante, inquietante, magnetico, strano. Meritato Oscar della Portman.
A parte qualche scena troppo "esasperata" ed esagerata, io l'ho amato. Forse perchè rappresenta al meglio proprio la "parte oscura" della nostra "mente contorta". (:
A voi cosa ha trasmesso?

3 commenti:

  1. uh, questo film mi ispira un sacco! leggendo il tuo post mi è venuta ancora più voglia di guardarmelo :) poi la portman è un'attrice formidabile!

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