domenica 11 settembre 2011

La chimica dell'amore.

L'amore? Per la scienza è questione di chimica. Un mix di neurotrasmettitori cerebrali e ormoni sessuali che è ormai studiato da molti anni. Ma che, proprio di recente, ha svelato il segreto dell'attaccamento tra due persone: insomma, della parte più "nobile" di ciò che chiamiamo amore.

Ma andiamo con ordine. Finora, ad essere conosciuti erano soprattutto i meccanismi fisiologici della passione, vale a dire ciò che porta due esseri umani a desiderare il rapporto sessuale. Per entrambi i sessi, il vero responsabile dell'appetito erotico è il testosterone. Questo ormone abbonda nella saliva, e questo potrebbe spiegare perchè un bacio induca eccitazione.
Il rapporto sessuale, che non necessariamente implica anche un rapporto d'amore, si compone di 4 fasi. Vediamone gli aspetti chimici:
1) Eccitazione. E' accompagnata da una serie di modificazioni fisiche, e nel cervello c'è una tempesta di neurotrasmettitori, soprattutto dopamina.
2) Plateau. E' il punto di massima eccitazione, che può essere raggiunta, persa e nuovamente raggiunta.
3) Orgasmo. La sensazione di piacere intenso è favorita dall'innalzamento della dopamina e dall'abbassamento della serotonina nel cervello. Si riduce l'afflusso di sangue alla corteccia cerebrale.
4) Risoluzione. Va in circolo l'ossitocina, che determina un senso di benessere e di rilassamento, che può essere accompagnato da una sensazione di legame profondo verso il partner (sensazione generalmente più intensa nella donna).

L'ormone dell'amore, quello che determina il vincolo assoluto tra due persone, sembra essere proprio l'ossitocina. Fino a qualche anno fa il suo ruolo sembrava essere quello di regolare le contrazioni uterine durante il parto (la parola "ossitocina" deriva dal greco e significa "parto veloce") e di contribuire a stimolare la produzione di latte da parte della ghiandola mammaria. Invece, in questi ultimi anni si è scoperto che il ruolo di quest'ormone, prodotto dall'ipotalamo, è molto più ampio. Si è visto innanzitutto che favorisce un legame profondo con la prole e che stimola la fiducia. Ma soprattutto che l'ossitocina sta alla base del più nobile dei sentimenti umani.
Del resto, l'amore romantico non è un'esclusiva umana. L'arvicola della prateria, un roditore simile al nostro topo campagnolo, si accoppia anche una quindicina di volte in un solo giorno. E dopo questa maratona d'amore i due roditori non si lasceranno mai più. La ragione, come è stato dimostrato, starebbe proprio nell'ossitocina liberata durante i rapporti sessuali. Iniezioni di ossitocina inducono questi roditori a legarsi anche senza accoppiamenti, mentre gli antagonisti dell'ossitocina bloccano la nascita di un legame. E se si manipola il genoma del normalissimo topo (uno degli animali più infedeli che ci siano) facendogli produrre molta ossitocina, lo si trasforma in un campione di fedeltà.

Ma in che modo agisce l'ossitocina per farci innamorare? Sembra che attivi i centri del piacere, incrementando la secrezione di dopamina. Questo neurotrasmettitore provoca piacere e benessere, rinforzando i comportamenti che ne favoriscono la produzione, fino a indurre dipendenza. Queste aree cerebrali hanno infatti la funzione fondamentale di motivare persone e animali a cercare il cibo e il sesso, e sono anche le aree su cui agiscono droghe come la nicotina, l'eroina o la cocaina.

Anche se il suo ruolo è determinante, non è tuttavia l'unico ormone implicato nell'amore. Oggi gli studi si concentrano anche sulla vasopressina, un'altra sostanza prodotta dall'ipotalamo e anch'essa finora sottovalutata (è noto attualmente soprattutto il suo potere diuretico). La vasopressina sembra importante soprattutto nel maschio, e contribuisce a cementare il legame con la femmina, a stimolare l'aggressione verso i potenziali rivali e a favorire l'istinto paterno, cioè la predisposizione a mantenere e nutrire i figli. Tant'è vero che nell'uomo variazioni del gene della vasopressina determinano una qualità diversa del legame di coppia: c'è una particolare mutazione più frequente tra gli scapoli e tra i mariti di donne che si definiscono insoddisfatte.
I due ormoni ipotalamici, pur essendo prodotti in entrambi i sessi, mostrano tuttavia alcune differenze non del tutto chiare: nell'uomo il livello di vasopressina nel sangue sale anche durante la fase di attesa sessuale, oltre che, come l'ossitocina, durante l'orgasmo. Nella donna sembra che l'ossitocina sia importante sia nella fase di flirt sia durante il rapporto sessuale.

Oltre a questi, restano ancora diversi misteri da svelare. Il sentimento iniziale di innamoramento, per esempio, segue probabilmente circuiti diversi. In una prima fase, infatti, più che un senso di piacevole benessere, prevale una componente euforica e ossessiva, che sembra essere mediata soprattutto da altri neurotrasmettitori, come la serotonina e la feniletilamina, una sostanza che agisce in maniera simile all'anfetamina. Un gruppo di ricercatori di Pisa ha dimostrato che nelle prime fasi gioca un ruolo fondamentale la serotonina, un neuromodulatore implicato anche nei disturbi ossessivo-compulsivi. Questa fase durerebbe solo per i primi mesi, dal momento che un anno dopo i primi tumulti amorosi la concentrazione di serotonina si normalizza.

Quel che è certo è che le nuove conoscenze hanno importanti ricadute. Se l'amore è scatenato da una strana miscela di neurotrasmettitori e di ormoni cerebrali, potrebbe essere favorito o inibito artificialmente. Si potrebbero cioè sintetizzare farmaci allo scopo di rinforzare un legame d'amore oppure per diminuire un sentimento nei confronti di un partner che se n'è andato.
E un domani, dopo aver accumulato un certo numero di delusioni, ci si potrà forse vaccinare contro l'amore. Su internet è già in vendita l'Enhanced Liquid Trust, uno sciroppo a base di ossitocina e feromoni che dovrebbe rinforzare la fiducia, che ricorda il mitico filtro d'amore da sciogliere di nascosto nel bicchiere di una persona che amiamo ma che non ci degna di uno sguardo. Inoltre, sono in fase di studio test genetici che potrebbero aiutarci a giudicare, recuperando il Dna della persona con cui vorremmo convolare a nozze, se il nostro futuro partner è portato per la vita di coppia o meno. Nel caso non lo fosse, si potrà sempre ricorrere a qualche "iniezione di monogamia".

Cervello in subbuglio
Vediamo più in dettaglio cosa succede nel cervello quando amiamo.
A essere attivate sono soprattutto la corteccia prefrontale e quella orbito-frontale (responsabili del ragionamento, delle decisioni e delle azioni) e insieme l'insula e il giro del cingolo (più direttamente connesse con l'emotività).
Tutto parte però dall'ipotalamo, la parte più antica del cervello (regola funzioni base come la fame, la sete e il mantenimento della temperatura), nonchè l'interfaccia tra il mondo mentale e le reazioni fisiologiche del corpo. Oltre a produrre ossitocina e vasopressina, l'ipotalamo influenza il rilascio degli ormoni sessuali, che giocano un ruolo fondamentale nell'attrazione.
Infine, l'ipotalamo controlla anche l'esecuzione meccanica dell'accoppiamento: la stimolazione elettrica di una sua particolare regione (detta "stria terminale") determina nell'uomo l'erezione, la penetrazione e l'eiaculazione, mentre porta la donna ad assumere istintivamente una posizione che favorisca l'accoppiamento.

Fonte: Marta Erba - Focus.

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