mercoledì 7 settembre 2011

“Osservare lì dove gli altri sanno solo vedere."



"Ma da quando hai la passione per la fotografia?"
In realtà...da sempre. Mi è sempre piaciuto guardare le belle fotografie scattate dagli altri, ho sempre adorato fotografare con la speranza di creare qualcosa di bello.
La fotografia è arte. E in quanto tale trasmette emozioni.
E indubbiamente le fotografie di Henri Cartieri-Bresson ne trasmettono molte.

BIOGRAFIA
Henri Cartier Bresson nasce a Chanteloup il 22 agosto 1908 in una famiglia alto borghese amica delle arti.
Henri inizia la sua carriera artistica attirato dalla pittura divenendo allievo di Jaques-Emile Blanche e di André Lhote e frequentando i surrealisti.
Compra la sua prima macchina fotografica, una Leica 35mm con un obiettivo 50mm, in un viaggio in Costa d’Avorio.
In compagnia di Andrè Peyre de Mandiargue parte per un viaggio tra Francia, Spagna, Italia e Messico.
Lo sguardo, allenato dalla pittura e attratto dalla realtà che incontra, riesce a cogliere momenti di equilibrio raro, di perfetta composizione formale e insieme di grazia estrema. "Dal 1932 al 1934, grazie ad una straordinaria inventiva riuscì a dimostrare che un fotografo poteva manipolare il mondo con la stessa libertà con cui uno scultore modellava la creta, fingendo di non aver toccatto nulla. Chi avrebbe mai pensato che la fotografia fosse in grado di sviluppare tali alchimie? Ma dopo i primi lavori di Bresson, chi avrebbe più potuto negarlo?".
Sono anche gli anni del cinema: studia cinematografia con Paul Strand a New York e torna in Francia per diventare assistente di Jean Renoir. Come "curriculum visivo" presenta un album con le fotografie realizzate in quei primi folgoranti anni. Henri si trova così sul set di La vie est à nous, Una gita in campagna e La Regola del gioco. Nel 1936 la guerra di Spagna, la minaccia del fascismo tedesco e italiano, lo spingono a realizzare Victoire de la vie sul fronte civile spagnolo e, più tardi, L'Espagne vivra.
Durante la seconda guerra mondiale entra nella resistenza francese continuando comunque a fotografare. Finita la guerra, nel 1946, il MOMA di New York credendolo morto, dopo che si era diffusa la notizia della sua cattura da parte dei tedeschi, gli organizza una mostra postuma: saputo dell’evento vi partecipa organizzando minuziosamente l’esposizione che viene presentata nel 1947.
Ma soprattutto, in quello stesso anno, con Robert Capa, David Seymour, William Vandivert e George Rodger fonda l'agenzia Magnum Photos.
Dal 1948 viaggia in Cina, Birmania, Indonesia, Giappone, poi ancora Europa, USA e Messico. "E' sorprendente quante volte si sia trovato al posto giusto nel momento giusto: in India quando morì Gandhi, in Cina quando trionfò Mao, nella Russia di Kruscev prima di chiunque altro. Ancora più sorprendente, ciò che è riuscito a fare."
Nasce la teoria "dell'istante decisivo": il fotografo deve poter cogliere la vita di sorpresa, come appena sveglia e le immagini dovranno fermare i momenti in cui il mondo sembra organizzarsi in tanti flagranti delitti, in una precisa organizzazione delle forme densa di significato proprio perchè ineccepibile. "Il nostro occhio deve continuamente misurare, valutare. Modifichiamo le prospettive con una leggera flessione del ginocchio, creiamo coincidenze di linee con un semplice spostamente della testa in una frazione di millimetro, ma questo si può fare solo alla velocità di un riflesso, evitando di provare a fare Arte." Nell'immediatezza si compie questo miracolo di comprensione della realtà e fotografare significa saper riconoscere "nello stesso istante e in una frazione di secondo, un evento e il suo rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E' un modo di vivere."
Nel 1968, Henri Cartier-Bresson inizia gradualmente a ridurre la sua attività fotografica per dedicarsi al suo primo amore artistico: la pittura.
Nel 1979 viene organizzata a New York una mostra tributo al genio del fotogiornalismo e del reportage.
Nel 2000, assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia Mélanie crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti; nel 2002 la Fondazione viene riconosciuta dallo stato francese come ente di pubblica utilità.
Bresson muore a L’Isle-sur-la-Sorgue il 3 agosto 2004.

CITAZIONI
- È un’illusione che le foto si facciano con la macchina. Si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa.
- La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell’intuito e della spontaneità.
- Per me la fotografia di reportage ha bisogno di un occhio, un dito, due gambe.
- Lasciamo che le foto parlino da sé e non permettiamo che delle persone sedute dietro ad una scrivania aggiungano ciò che non hanno visto. Le immagini non hanno bisogno di parole, di un testo che le spieghi, sono mute, perché devono parlare al cuore e agli occhi.
- Più di tutto, cerco un silenzio interiore. Cerco di tradurre la personalità e non una sua sola espressione. E realizzando un ritratto, speriamo di cogliere il silenzio interiore di una vittima consenziente, ma è molto difficile introdurle tra la camicia e la pelle un apparecchio fotografico.
- La mia Leica è letteralmente il prolungamento del mio occhio, il modo in cui la tengo in mano, stretta sulla fronte, il suo segno quando sposto lo sguardo da una parte all’altra, mi da l’impressione di essere un arbitro in una partita che mi si svolge davanti agli occhi, di cui coglierò l’atmosfera al centesimo di secondo.
- La realtà è un diluvio caotico di elementi, in questa realtà, il riconoscimento simultaneo in una frazione di secondo dell’importanza dell’evento così come l’organizzazione precisa delle forme, dà a quell’evento la relativa espressione adeguata.
- L’avventuriero che è in me si sente obbligato a testimoniare le cicatrici di questo mondo con uno strumento più rapido del pennello.
- Per quel che mi riguarda, fare foto è un mezzo per capire che non può essere separato dagli altri mezzi di espressione visiva. È un modo di urlare, di liberarsi, non di provare o far valere l’originalità di qualcuno. È un modo di vita.
- La mia passione non è stata mai per la fotografia in se stessa, ma per la possibilità che offre di incisione in una frazione di un secondo l’emozione di un soggetto, e la bellezza della forma. È un’illusione che le foto si facciano con la macchina. Si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa.
- Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l'immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale.
- Il tempo corre e fluisce e solo la nostra morte riesce ad afferrarlo. La fotografia è una mannaia che coglie nell'eternità l'istante che l'ha abbagliata.

Ed ecco qui una raccolta di alcune sue foto.
Sfido chiunque a rimanere indifferente.


Fonti e approfondimenti:
Raccolta "I Grandi Fotografi della Magnum Photos" de Il Sole 24 Ore.
http://www.bresciafotografia.it/2010/09/02/henri-cartier-bresson/
http://www.lucidistorte.it/blog/fotografia/i-grandi-fotografi-henri-cartier-bresson/
http://www.magnumphotos.com/C.aspx?VP=XSpecific_MAG.PhotographerDetail_VPage&l1=0&pid=2K7O3R14T1LX&nm=Henri%20Cartier-Bresson

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