mercoledì 26 ottobre 2011

Irena Sendler, tanto coraggio in una sola donna.

"Every child saved with my help is the justification of my existence on this Earth, and not a title to glory."

Alcune volte Facebook diffonde notizie interessanti. E ti fa conoscere la storia di persone di cui fino a un minuto prima ignoravi l'esistenza.
Voglio parlarvi di Irena Sendler, una donna il cui coraggio ha salvato migliaia di vite, ed è per questo giusto che sia ricordata.

Nacque a Varsavia nel 1910 in una famiglia socialista, lavorava come assistente sociale e non era ebrea bensì cattolica. La storia della sua vita venne scoperta nel 1999 da alcuni studenti di un college in Kansas, che hanno lanciato un progetto internazionale  per popolarizzarne vita e opere.

Nel 1939, quando i Tedeschi invasero la Polonia, cominciò con la sua opera. Insieme ad altre persone creò 3000 documenti falsi per aiutare le famiglie di ebrei, per poi entrare a far parte della Resistenza polacca e del suo movimento clandesino Żegota, dal quale fu incaricata di occuparsi dei bambini.
In quanto impiegata del Social Welfare Department, disponeva di uno speciale permesso per entrare nel Ghetto di Varsavia (per controllare se ci fossero sintomi di tifo nelle persone) e, collaborando col diparimento dei Servizi Sociali di Varsavia e la RGO (consiglio centrale di Previdenza Sociale), organizzò la fuga clandestina dei bambini fuori dal ghetto. Col pretesto di condurre indagini sulle condizioni sanitare durante un'epidemia di tifo, coi suoi collaboratori nascose i bambini sulle ambulanze, dentro sacchi di iuta. Si procurò inoltre un cane di grossa taglia, i cui latrati coprivano i pianti dei piccoli e la cui presenza teneva lontana i nazisti.
Irena, il cui nome di battaglia fu Jolanta, forniva falsi documenti con nomi cristiani ai bambini, che affidò a famiglie cristiane, orfanotrofi e conventi.
Annotò tutti i veri nomi accanto ai falsi e li seppellì nel giardino dentro bottiglie e vasetti di marmellata, nella speranza di poter riunire i circa 2500 bambini, un giorno, ai genitori.
Nel 1943 fu arrestata dalla Gestapo che la torturò, rompendole braccia e gambe, e la condannò a morte, ma i ribelli polacchi corruppero una guardia perché la rilasciasse e così divenne latitante. Insieme ai componenti di Zegota, tentarono di riunire quei bambini con le rispettive famiglie, ma purtroppo erano tutte scomparse o state uccise nel campo di concentramento di Treblinka.
Dopo la fine della guerra, Irena fu perseguitata dalle autorità comuniste della Repubblica Popolare di Polonia, per i suoi rapporti col governo della Repubblica Polacca in esilio e col Armia Krajowa, il principale movimento di resistenza nella Polonia occupata.
Solo nel 1965 il Governo le concesse di viaggiare all'estero per ricevere un premio di cui era stata insignita in Israele.
Nel 2003, Papa Giovanni Paolo II le scrisse una lettera personale per ringraziarla della sua opera e ricevette numerosi altri premi.
Fu proposta per il Premio Nobel per la Pace, ma non fu nemmeno nominata.
Morì il 12 maggio 2008.

Riguardo al suo operato nella Żegota disse a Marek Halter, scrittore francese: "Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascia mai".
Avrebbe potuto fare di più. Lei che ha salvato migliaia di vite umane.
E' commovente sapere che possano esistere persone così coraggiose, altruiste, umane.
Non vi sentite terribilmente egoisti in questo momento?


Fonti e approfondimenti:
Wikipedia
Facebook
http://gariwo.net/file/Sito%20I.Sendler%20traduzione.pdf
http://www.irenasendler.org/

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